L’APPELLO DEI COMMERCIANTI AI RESIDENTI: persi i turisti, “A Natale comprate sotto casa almeno voi!”

Secondo punto: prima non c’era l’interazione che c’è oggi. C’era solo il negozio e il rapporto verticale col cliente. Se ti stava antipatico il commesso, in quel negozio non ci tornavi ma nessuno sapeva niente. Il commerciante aveva da pensare solo alla forza della comunicazione unidirezionale e al pagamento della proficua pubblicità. Per il resto, poteva chiuderti la saracinesca in faccia con la precisione di un orologio svizzero. Oggi non è affatto così. La saracinesca si chiude prima del tempo. E forse, per sempre.

Oggi esistono i social (di cui non ci libereremo più?). I luoghi che danno la parola a chi prima non l’aveva. Quei luoghi dove è più importante l’opinione di chi compra, che quella di chi vende: per decidere un acquisto, si va a leggere l’esperienza di chi quell’acquisto lo ha fatto prima di te. Perciò, raccontiamola come vogliamo, ma la comunicazione è diventata a doppio senso: chiunque può leggere e scrivere. E farti vendere prodotti, o perdere reputazione. Sulla via del tramonto è lo slogan buttato lì senza interazione. Bisogna essere presenti in rete. Dare conto. Chiudere le porte della comunicazione aziendale è un atto perdente.

Bene. Detto questo, è vero che gli acquisti del Natale sarebbero la manna dal cielo. Per la risalita del commercio non solo in Riviera, ma anche in tutta Italia. Anche vero però, che tutti i cittadini soffrono per la crisi e hanno bisogno di risalire. Allora la domanda è: chi risale se tutti affondiamo? O, se preferite: Se io ho pochi soldi e li dò per aiutare altri, poi chi aiuta me? Sono queste, le nuove paure.

Mentre i paesi del nord chiedono, incredibilmente, il sostegno a quello Stato che non viene mai aiutato, se si tratta di combattere il lavoro nero, noi ci perdiamo per strada i disoccupati. La sensibilità per quel tipo di categoria incapace di acquisto (quindi non considerata interessante, al contrario di quei segmenti capaci di fare spesa), pare mancare del tutto. Possibile che la comunicazione emozionale in Riviera non abbia fatto presa, se non sotto forma di doccia colorata?

Eppure secondo l’Istat sono in condizione di povertà 5 milioni di persone, ovvero 1,8 milioni di famiglie, l’8,3% della popolazione residente. Praticamente 1 persona su 12. Essere in “povertà assoluta” significa non avere i mezzi per vivere con dignità. La povertà è raddoppiata in 10 anni. I figli sono più poveri dei genitori. E secondo l’Ocse in Italia la scuola non è più un ascensore sociale. Parliamo di una povertà destinata ad aumentare, che tocca anche la borghesia. A chi vogliamo chiedere, di scendere sotto casa a fare la spesa?

Un adulto (18 – 59 anni) è in povertà assoluta se guadagna meno di:
817,56 euro netti al mese se vive in una città del nord
733,00 euro netti al mese se vive in provincia al nord
554,00 euro netti al mese se vive in provincia al sud

Eticamente e per logica, diventa estraneo il motivo per cui ci si dovrebbe stracciare le vesti a favore di una sola categoria. Con tutti gli altri che ci facciamo? Le voci sui social si levano forti. E come dicevamo, oggi hanno un peso. Pertanto, chi invita a fare compere sotto casa, piuttosto che on line è presto servito, da chi non compra né da una parte né dall’altra:

Noi ci chiediamo: “Che sensibilità c’è sotto, se la stessa campagna di sensibilizzazione non viene riproposta capovolta?” Quando Gabbani ci cantava Viceversa, a noi sfuggiva qualcosa del senso di marcia unilaterale. In quale strada ci potremmo mai incontrare, se ognuno tira l’acqua al proprio mulino rotto?

Basterebbe poco, per essere solidali. Anche un black friday. Per dire: “dividiamoci il peso del mal comune mezzo gaudio“. Invece no. La merce è ormai quella cinese un pò ovunque. Mica made in Italy! Se parliamo di generi alimentari, i prodotti sono di bassa qualità, “perché la gente vuole spendere poco”. Allora decidiamoci: cosa trovo di diverso dal discount?

Nonostante non ci siano spese di viaggio, spesso i prezzi dei piccoli negozi sono più alti dei prezzi dei giganti. Come a voler recupare un fatturato ideale, che nella realtà non può più esserci, se rinunci a offrire prodotti territoriali: una via d’uscita c’è.

Pure se siamo a digiuno di marketing, siamo comunque a Natale. Una ricorrenza che ci dovrebbe ricordare qualcosa: di vivere la fratellanza universale. No lussuria. No egoismi. Nel nuovo millennio si salverà solo chi non lascerà indietro gli altri. E’ la nuova filosofia per la felicità. E visto che siamo a Sanremo, almeno possiamo redimerci con le canzoni. Gli altri siamo noi è solo uno spunto. Perché o è Natale tutto l’anno o non è Natale mai. Il ritmo si fa necessariamente più lento. E scopriamo così che le canzoni erano anche da leggere.

Avevamo preso in giro Spelacchio e poi siamo rimasti senza albero noi. Per qualcuno, almeno il regalo c’è! Lo annuncia sul sito la F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi). E’ un aiuto proporzionato al fatturato mancato, tutto da dimostrare.

Un ultimo pensiero va infine alle casse automatiche dei supermercati, che sostituiranno le cassiere in presenza. Un fenomeno del quale si prevedeva già l’avvento 15 anni fa. Adesso che stanno anche in quartieri periferici di provincia, a qualcuno importerebbe oggi di debellare l’indifferenza di ieri?

In molti si stanno inventando mestieri da casa. Il cliente nemmeno scende le scale; ai piani di sopra, si attrezza per vendere la propria competenza. La legge lo ammette: si tratta di felici microimprese domestiche. Hanno l’onere della doppia cucina ma almeno non pagano affitto. Possono vendere anche loro, sotto casa.

Da basso aumentano i venditori. Diminuiscono sempre più i compratori. Si può, cantava Giorgio Gaber. Si può persino fare beneficienza alle grandi organizzazioni, mentre si cade. Gesù ha fatto molto, tanto di più. E’ finita che gli uomini lo hanno messo in croce.

Merry Christmas and Happy New Year.

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