L’Appello di Albano Carrisi alla prudenza: “Sanremo al Covid è una sperequazione”
Intanto arriva a Sanremo Amadeus per presentare Sanremo Giovani
di Ilaria Salerno
CELLINO SAN MARCO. Dalla sua bellissima fattoria pugliese, il grande arista Albano Carrisi lancia un appello: ”..da Sanremo è partita la vitalità della musica italiana nel mondo… e il Festival 2021 marcato dal Covid costituirebbe un freno per la vitalità della canzone. Sanremo al Covid e’ una sperequazione, si creerebbe un pericoloso squilibrio tra attualità e tradizione; perciò io penso che bisognerebbe attendere la fine di questa tragedia!”. L’artista non nasconde la sua perplessità sulla realizzazione del Festival della Canzone a marzo, tutti con la mascherina addosso e privati della serenità indispensabile per un evento così importante. Purtroppo questa sua perplessità, condivisa da molti altri artisti famosi e anche dai giovani, pare che rimarrà inascoltata in Rai, dove la macchina organizzativa è partita da tempo e i contratti in atto sembrano improcrastinabili. Eppure, è possibile che gli inevitabili assembramenti delle feste natalizie e del capodanno creino una terza ondata, un’espansione della pandemia che i vaccini in programma a fine gennaio non sarebbero in grado di contenere in tempo per i primi del mese di marzo: una situazione di cui sarebbe la manifestazione sanremese a farne le spese. Si parla e si scrive di una decisione definitiva che dovrebbe avvenire a metà gennaio ma, stando a quanto si sente nei corridoi romani dell’ente televisivo, pare che la Rai abbia comunque intenzione di procedere speditamente, ovviamente prendendo tutta le precauzioni sanitarie che purtroppo tutti noi ben conosciamo: dunque, un Festival senza orchestra?, con alcuni artisti in collegamento, altri sul palco del Teatro Ariston opportunamente distanziati, sempre pronti a fare il tampone e con addosso la mascherina; un teatro semivuoto, nessun movimento fuori dall’Ariston per non creare assembramenti, e nessuna iniziativa collaterale a parte Casa Sanremo all’interno del Palafiori. Inoltre, con un Tappeto Rosso privo del pubblico, si tratterebbe di un Festival piuttosto squallido anche televisivamente. E tutto questo in nome di una programmazione economica incapace di aspettare uno o due mesi in più? Da settant’anni il Festival di Sanremo è un appuntamento sociale tra i più attesi in Italia, un “affare sociale e di cuore”; la musica che dà gioia al telespettatore, al pubblico in sala, agli addetti ai lavori, significa anche resilienza, voglia di vivere, speranza; certo deve essere una buona musica, interpretata con sentimento e passione, e i suoi protagonisti devono dare il loro apporto con serenità e tanta allegria. Vogliamo rischiare che tutto questo non avvenga per non avere la pazienza di aspettare un paio di mesi? Correre il rischio di un primo fallimento sociale e lasciare al pubblico la responsabilità di decretare se il Sanremo sarà un successo o no? Ha mille ragioni Albano, ed hanno ragione tantissimi altri italiani, che affermano che sarebbe necessario attendere che questa tragica pandemia finisca. Intanto è in arrivo, nella città dei fiori, Amadeus per presentare quel Sanremo Giovani in un teatro vuoto (Nella foto Albano con Ilaria Salerno nella fattoria dell’artista).