“Coccodrilli, Reti e Cucchiai”, libro di Fulvio Damele e Luca Amoretti
di Nicola Tavoletta
IMPERIA. Il calcio è una passione che accomuna milioni di italiani e confrontarsi ad ogni livello solleva in ognuno emozioni, ma anche ragionamenti. I discorsi tra amici, addetti ai lavori o nelle battute tra sconosciuti sono caratterizzati da emozioni, da coinvolgente emotività, ma sono rappresentativi anche di competenza tecnica, espressa sia nel linguaggio comune, che in quello professionale, ma soprattutto sono spesso entrambi articolati con originali termini figurati.
Dunque, tutto questo è racchiuso in un libro assolutamente opportuno per offrire alla diversificata platea dei tifosi e dei calciofili un testo guida al linguaggio del calcio. Due liguri Doc di Imperia, Fulvio Damele e Luca Amoretti, con competenza, passione e ironia sono riusciti in questa impresa, evitando con disinvoltura la costruzione di un vocabolario tematico, riuscendo, invece, ad elaborare un percorso organico ed ordinato con filo discorsivo, così come ha osservato l’autorevole autore della prefazione, il grande Bruno Pizzul.
Il libro, edito dalla Lab DFG, ha un titolo di una simpatia che incuriosisce anche gli acalcistici, “Coccodrilli, Reti e Cucchiai”, un sottotitolo che riesce a quantificare e a qualificare la vitalità dei discorsi ispirati dal football: “La doppia vita delle parole del Calcio”.
La lingua italiana è riconosciuta come la più complessa e ricca per capacità idiomatiche e dialettica e proprio questo lavoro le rende omaggio, restituendo la giusta misura di come riesca a dilatarsi efficacemente ed artisticamente davanti ad un argomento specifico. Il libro ha il merito di focalizzare le dimensioni di partenza delle ampie prospettive e proiezioni della nostra lingua quando è motivata e animata dalla passione popolare, oltre che da riuscite soluzioni da praticare.
Non vi sono molti aneddoti riportati e probabilmente questo è il limite che alimenta qualche critica, ma questa carenza di esempi e ricordi probabilmente si concilia con lo stile più asciutto che avvicina il testo ad un manuale per coloro che volessero passare dalla passione alla professionalità.
Leggere pagina dopo pagina le molteplici spiegazioni e interpretazioni dei vari termini, comunque stimola riflessioni sulle scelte idiomatiche e rievoca quei ricordi sui quali gli autori sono stati parsimoniosi, quindi permettendo di partecipare con la memoria.
Sicuramente vi è un aspetto che ho evidenziato e che ci accomuna, cioè una valutazione sulle modifiche degli idiomi nel tempo e nella evoluzione calcistica distinguendo, calcio poetico da quello schematico. La distinzione è tra il football precedente al nuovo millennio e quello attuale. Il primo è legato alle squadre, agli uomini, alle idealità e alla tecnica, il secondo alle formazioni, agli sportivi, agli interessi e alla fisicità. Questi riferimenti distintivi hanno cambiato il linguaggio e Damele e Amoretti sono stati bravi ad ironizzare su questa metamorfosi innaturale, cercando di forzare lo schematismo digitale in sostituzione della fantasia libera da algoritmi e intrisa della imprevedibile umanità.
L ́armonia narrativa che assicuravano i grandi cronisti Pizzul, Martellini, Caressa o Nesti è purtroppo oggi spesso mortificata da opinionisti e tesi all’iperbole e al sensazionalismo per descrivere anche la normalità e quest ́aspetto è una evoluzione o involuzione comunicativa legata al nuovo calcio.
Il libro è quindi un termometro culturale nelle definizioni del calcio in relazione alla sua stessa vitalità. Pallone al centro, sempre al centro, fischio d’inizio e buona lettura.