Atlante per rock travellers, bookshow al Club Tenco con Ezio Guaitamacchi live
di Tiziana Pavone
Si chiama Atlante Rock, ma non è solo un libro senza tempo. La musica narrata fa volare verso i cancelli dell’Eden, dove dimorano i nostri sogni e ardono i miti. E’ tra quelle pagine che andiamo a incarnarli e a perderci nei migliori anni. Senza bisogno di anfetamine, o paurosi allucinogeni. Atlante Rock, libro di turismo musicale ha materializzato lo spettacolo che tutti sentiamo quando lo sfogliamo e così, continua a fare buona musica lungo lo stivale. Io il bookshow ebbi modo di vederlo al suo esordio, al Club Tenco di Sanremo.
Perché questo è un libro che dimostra di durare nel tempo? Perché è bella l’idea di riuscire a mappare il turismo musicale per immagini e aneddoti. Un vero itinerario tra sotterranei e santuari intoccabili; insegne da film, antichi negozi di dischi. Case impensabili di grandi leggende del rock, del blues, del folk, del country. L’ Atlante Rock, fin dalla copertina, ti catapulta sulle mappe del cuore; ti fa sentire nel posto esatto, dentro a tante, ma tutte rare, fotografie. Quando sfogli il libro, ti sembra di aver passato la vita sull’autostrada 61 (Highway61). Quando segui lo spettacolo, senti di avere i poteri di Ritorno al Futuro.
Ti senti partito da Hibbing dentro ad una Hammer, bella fiammeggiante. Oppure di aver vissuto al Greenwich Village tra i miti del beat. Piuttosto che su di un treno per Memphis, città permeata in ogni angolo, da quel blues che ha stregato abbondantemente il Premio Nobel Bob Dylan.
Ti sembra di volare in libertà sulla Porsche pitturata di Janis Joplin, gioiellino esposto al museo del Texas. Mentre intoni come lei Babe-Babe. E di ricadere per terra, guardando la sua ultima dimora. Smarrita tra i rami dei figli dei fiori. Rivedi il primo incontro tra i Beatles e gli increduli Rolling Stones. Anche loro hanno reso celebri i luoghi. Così tanto che Bob Dylan, ci fa sapere Ezio, “non è andato a ritirare il Nobel perché stava visitando una casa di John Lennon a Londra”.
L’autore del libro, Ezio Guaitamacchi è un viaggiatore arcano. Ogni volta che lo incontro, lo immagino come un cercatore d’oro della musica. Della sua passione ne ha fatto una professione. Del suo talento una missione di vita. E del suo sentire, una urgenza: quella di trasmettere la conoscenza.
Parecchia della quale è stata assorbita più che a scuola, durante i suoi mille viaggi nei luoghi divenuti celebri per via
della musica.
Viaggi fisici, geografici, turistici. Viaggi della ragione e viaggi del cuore. Viaggi dell’anima. Tutte partenze che Ezio ripropone ai suoi studenti. E da molti più anni, ai suoi lettori.
Che se prima imparavano i generi musicali attraverso l’ascolto di 100 dischi ideali, adesso vengono accompagnati nei luoghi della musica dal vivo: sulla strada. Luoghi soprattutto americani. Dove lui è già passato scavalcando la vita fantasiosa. Chi lo conosce sa bene di trovarsi davanti ad una persona in moto perenne. Non solo giornalista curioso ma anche personaggio variopinto: fondatore di Jam, già direttore editoriale per importanti case editrici. Musicista e collezionista. Non solo conduttore radiofonico e produttore tv, ma anche docente al CPM di Franco Mussida. E così, tanti sono gli artisti italiani che hanno lasciato una nota di apertura sulle pagine del suo ultimo lavoro editoriale. Si capisce da subito, il rapporto di stima di cui gode questo instancabile personaggio, che miete successi eccellenti in ogni dove, perché ha tutta farina del suo sacco.
Di Atlante Rock, bellissimo libro altamente ispirato, Guaitamacchi ne ha fatto uno spettacolo errante, che stiamo ancora vedendo lungo la penisola. Il suo è al contempo un incontro letterario, e alcuni degli artisti che in prefazione ne decantano le lodi (tra tutti, Fabio Treves: “Persona sensibile e preparata”), lo accompagnano come ospiti speciali.
Questo successo fu scelto per inaugurare la stagione estiva degli eventi del Club Tenco di Sanremo, con voci narranti come quella di Vittorio De Scalzi dei New Trolls.
In questo lungo tour c’è una voce femminile costante: quella di Brunella Boschetti, tecnicamente perfetta per incarnare i miti d’oltreoceano in gonnella.
Nei prossimi incontri dal vivo c’è una novità che abbraccia il concetto di connubio interdisciplinare tra le arti: la presenza aggiuntiva di un pittore amico, pronto a dare un volto ai tanti protagonisti della narrazione. E video multimediali proiettati sul palco. Questo è un tour senza fine. Un pò come quelli di Bob Dylan, uno dei miti di Guaitamacchi.